In this concert for Lev Theremin, respiration is the grammar of a choreographic/musical language that blends several elements: rhythm, immateriality of signs, vibratility of materials, transmission from a distance, body/sound relationship. At the same time, the pneumatic activity is the object of manipulation and falsification, a field of conflict between liberty and constriction, discriminating between play and prevarication: it makes the execution into a Pavlovian experi- ment in which it is not clear who is the dog and who the scientist. The entire composition is dominated by rules, from the melodic exhibition based on a written score, in which the sounds produced by the dancer are captured and elaborated live by the musician, to the militarization of the body through the imposition of a rhythmic breathing schema, and the theme of passion and death, which are not depicted by captured as physical realities in an extreme state of near lack of oxygenation. Within this arc themes and paradigms fall of the contradictory and exemplary life of the Soviet genius: Theremin traverses continents and ideologies, physics laboratories and concert halls, starts out with electricity and winds up with magnetism, experiences prizes and processes, Alcatraz and Siberia. Always escaping, lying, betraying and contradicting himself, he ends up back where he started: after a fake death, simulated and publicized by the regime, he meets an ignominious end in total anonymity – the perfect martyr of a Twentieth Century without redemption. Thus the execution, in both senses of the word, is finally carried out.
Project design and realization/ CANI
Choreography and direction
Ramona Caia, Jacopo Jenna, Giulia Mureddu
Music/ Francesco Casciaro
On stage/ Jacopo Jenna, Francesco Casciaro
Drammaturg/ Carlo Cuppini
Lights/ Giulia Broggi
Organization/ Luisa Zuffo
Production/ CANI, Spazio K_Kinkaleri
Co-Production/ Armunia/Festival Inequilibrio, CSC Centro per la Scena Contemporanea/Casa della Danza di Bassano del Grappa, Centro Teatro Ateneo-Sapienza-Università di Roma, Fondazione Romaeuropa/Ente di Promozione Danza, L’arboreto-Teatro Dimora
with the support of Il Vivaio del Malcantone
winner project of the “Rethinking Theremin” contest
In questo concerto per Lev Theremin la respirazione definisce la grammatica di un linguaggio coreografico-musicale dove sono riuniti diversi elementi: ritmo, incorporeità dei segnali, vibratilità dei materiali, trasmissione a distanza, rapporto corpo/suono. Allo stesso tempo l’attività pneumatica è oggetto di manipolazione e falsificazione, campo di contesa tra libertà e costrizione, discrimine tra gioco e prevaricazione: facendo dell’esecuzione un esperimento pavloviano dove non si sa chi sia il cane e chi lo scienziato. Tutta la composizione è dominata da regole: dall’esibizione canora basata su una partitura scritta, dove i suoni prodotti dal danzatore sono catturati ed elaborati dal vivo dal musicista, alla militarizzazione del corpo attraverso l’imposizione di uno schema ritmico al respiro, fino al tema della passione e morte, non rappresentato ma colto come realtà fisica in una zona estrema prossima alla mancata ossigenazione. All’interno di questa arcata precipitano temi e paradigmi della vita, contraddittoria ed esemplare, del genio sovietico: Theremin attraversa continenti e ideologie, laboratori di fisica e sale da concerto, parte dall’elettricità per arrivare al magnetismo, conosce premiazioni e processi, Alcatraz e la Siberia; scappando, mentendo, tradendo e contraddicendosi sempre, alla fine torna al punto di partenza: dopo un falso decesso, simulato e pubblicizzato dal regime, è protagonista di una morte ignominiosa nel totale anonimato – martire perfetto di un Novecento senza redenzione. Così l’esecuzione, in entrambe le accezioni del termine, è infine compiuta.