IF, IF, IF, THEN is a performance for three dancers, created for different environment where the audience is seated in circle all around the space. The choreography aims to culturally re-contextualizing the different grammars of movements, thus producing an abstract form of observation and definition of contemporary dance. The result is a deep stratigraphy of images upon images: one on top of the other, one after the other, they give rise to infinite layers of visual data drawn from the iconographic deposits of our repertoires, archives and, finally yet importantly, our memetic influence. The body yearns to be presented in a form of the virtual potentiality of innumerable material states, of which only a few come into being or take shape over time through an endlessly re-definable process. The dancers are the heralds of post-modernity and contain a bundled baggage of references, they have an hybrid background from street dance, hip-hop techniques and contemporary dance practices, making it easy for them to take on and move between different approaches and genres, making impossible to find a stable common ground and breathing space.
The dance develops in dialogue with the music of the composer Caterina Barbieri who explores the psycho- physical effects of repetition, studying the polyphonic and polyrhythmic potential of sequencers to draw complex geometries in time and space, creating patterns of immense grace inducing a sense of ecstasy and contemplation.
< What did Darwin say? I know you know the idea, natural selection, but let me just paraphrase “The Origin of Species,” 1859, in a few sentences. What Darwin said was something like this: if you have creatures that vary, and that can’t be doubted — I’ve been to the Galapagos, and I’ve measured the size of the beaks and the size of the turtle shells and so on, and so on. And 100 pages later. (Laughter) And if there is a struggle for life, such that nearly all of these creatures die — and this can’t be doubted, I’ve read Malthus and I’ve calculated how long it would take for elephants to cover the whole world if they bred unrestricted, and so on and so on. And another 100 pages later. And if the very few that survive pass onto their offspring whatever it was that helped them survive, then those offspring must be better adapted to the circumstances in which all this happened than their parents were. You see the idea? IF, IF, IF, THEN. He had no concept of the idea of an algorithm, but that’s what he described in that book, and this is what we now know as the evolutionary algorithm. The principle is you just need those three things — variation, selection and heredity. And as Dan Dennett puts it, if you have those, then you must get evolution. Or design out of chaos, without the aid of mind. > by Susan Blackmore from Memes and “temes” – Ted Talk 2008
concept, direction and choreography Jacopo Jenna
music Caterina Barbieri
dance and collaboration Nawel Nabù Bounar, Sly, Andrea Dionisi
technical direction and light design Giulia Broggi
print designer Caos et Blue
Costumes Eva Di Franco
Organization Luisa Zuffo
Production KLM – Kinkaleri
Co-production Centrale Fies , Danae Festival nell’ambito di Next 2018 | Laboratorio delle idee per la produzione e la distribuzione dello spettacolo dal vivo lombardo Edizione 2018/2019
con il supporto di Bolzano Danza
premiere | July 25/26 – 2018
Festival Drodesera XXXVIII / Centrale Fies / Dro (TN)
September 6 – 2018
Festival Short Theatre Rome
12/13/14 April – 2019
Palais de Tokyo (Paris) / DoDisturb Festival
October 26 – 2019
Danae Festival / Pac – Padiglione arte contemporanea / Milano
2-3 October 2021
Fabbrica Europa Festival / Firenze
6-10 October 2021
(Expanded version) / Mudam Musée d’Art Moderne / Luxemburg
Mudam Performance Season: The Illusion of the End
IF, IF, IF, THEN è una performance per tre danzatori creata per ambienti diversi, dove il pubblico si dispone a terra in cerchio adiacente allo spazio scenico. La coreografia tende a ricollocare culturalmente grammatiche diverse di movimento, definendo una forma astratta di costruzione ed osservazione della danza. Una stratigrafia profonda, di immagini su immagini; una sotto l’altra, una dopo l’altra, costituendo un infinito palinsesto di dati visivi, situati nei giacimenti iconografici dei nostri repertori, dei nostri archivi e, soprattutto, della nostra influenza memetica. Il corpo vuole essere presentato come la realizzazione di un potenziale virtuale di innumerevoli stati materiali, che solo in parte si concretizzano nel tempo attraverso un processo continuamente ridefinibile. I danzatori sono contenitori postmoderni, un insieme articolato di riferimenti ibridi legati alle varie forme di street dance e alle pratiche della danza contemporanea, con le quali possono spostarsi in un secondo da questo a quel codice, senza tuttavia mai trovare un terreno stabile su cui sostare.
La danza si sviluppa in dialogo con la parte sonora curata dalla compositrice Caterina Barbieri che esplora gli effetti psico-fisici della ripetizione, studiando il potenziale polifonico e poliritmico dei sequencer per disegnare geometrie complesse nel tempo e nello spazio, creando pattern di un immensa grazia inducendo un senso di estasi e contemplazione.
< Che cosa ha detto Darwin? Lo so che conoscete l’idea, la selezione naturale, ma lasciatemi solamente parafrasare “L’Origine della Specie”, 1859, in poche parole. Quello che ha detto Darwin suona circa così — se hai delle creature che variano, in modo inconfutabile — sono stato alla Galapagos e ho misurato la dimensione dei becchi e la dimensione del carapace delle tartarughe e così via, e via, e via. E 100 pagine dopo — (Risate) E se c’è lotta per l’esistenza, di modo che quasi tutte queste creature muoiono — anche questo provato in maniera inconfutabile, ho letto Malthus e ho calcolato quanto tempo ci vorrebbe perché gli elefanti coprissero tutta la terra se si riproducessero senza limiti, e via, e avanti e avanti. E dopo altre 100 pagine. E se i pochissimi che sopravvivono passano alla loro prole quel qualcosa che li ha aiutati a sopravvivere, allora quei discendenti devono essere più adatti alle circostanze in cui tutto questo è accaduto di quanto lo fossero i loro progenitori. Vedete l’idea? Se, se, se, allora. Lui non aveva nessuna idea di un algoritmo. Ma è quello che ha descritto in quel libro, ed è ciò che oggi conosciamo come algoritmo evolutivo. Il principio è che c’è bisogno di tre sole cose — variazione, selezione, ereditarietà. E per dirla con Dan Dennet, se quelle ci sono, allora deve esserci evoluzione. O progetto dal caos senza l’aiuto della mente.> Susan Blackmore da Memi e “Temi” – Ted Talk 2008